venerdì 30 maggio 2014

Piddinia, o cara...



(mi fa Gary Jefferson: "Have you ever been to the United States?". Je faccio: "No, but I'm going to Illinois very soon"...)

Nihil sub sole novum (i pezzenti intellettuali)

Dragan Garic ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Germania - Russia zero a uno. Ops! C'è la Cina...":

“Ma perché quando parlo mi capisco solo io?”
e “Come si fa a essere così intellettualmente pezzenti da non capire.....”

Le due frasi mi hanno ricordato che alle domande simili che si poneva, un secolo e mezzo fa nel suo Diario, il grande scrittore cercava di dare una risposta:

...”In poche parole, sono stati espressi i medesimi dubbi che io ho sentito nascere in me. E se ne è tratta la conclusione che sarebbe stato necessario spiegare senz'altro, in chiare parole, alla fine dell'articolo, lo scopo per cui era stato scritto, aggiungendo anzi addirittura una morale.
Sono d'accordo; io stesso, quando scrissi l'articolo, sentii che una morale ci voleva, ma mi feci scrupolo di aggiungerla.
Mi vergognavo di ammettere anche nel più ingenuo dei miei lettori tanta ingenuità da non intendere da se stesso lo scopo è il senso dell'articolo, in una parola, la sua morale. Per me questo scopo era così chiaro che involontariamente lo ritenevo chiaro per chiunque. A quanto pare mi sono sbagliato.
Giusta è osservazione fatta da uno scrittore ancora un anno fa, che la incomprensione di un certo genere di cose si riteneva prima una vergogna perché direttamente testimoniava della ottusità del confesso, della sua ignoranza, dell'insufficiente sviluppo della sua mente e del suo cuore, della debolezza delle sue capacità intellettuali. Adesso invece assai spesso la frase: “ Io non lo capisco”, vien pronunziata quasi con superbia, per lo meno con solennità. Come se uno con questa frase salisse subito sopra un piedistallo agli occhi degli ascoltatori, e, quel che è più comico, anche ai propri occhi, senza vergognarsi di questo piedistallo acquistato così a buon mercato.
Adesso le parole: “Io non capisco nulla di Raffaello”, oppure: “Ho letto a bella posta tutto Shakespeare e confesso di non avervi trovato nulla di speciale”, queste parole adesso possono essere prese non soltanto come segno di una mente profonda, ma perfino come qualche cosa di lodevole, quasi come un'azione morale. Soggiacciono del resto solo Shakespeare e Raffaello a un simile giudizio, a un simile dubbio?
Questa osservazione sugli ignoranti superbi, che io ho riprodotta qui con parole mie, è abbastanza giusta. La superbia degli ignoranti è divenuta davvero smisurata. Le persone poco evolute o ottuse non si vergognano per nulla di queste loro disgraziate qualità, ma anzi in esse attingono coraggio. Ho notato anche spesso che tanto nella letteratura quanto nella vita privata si son fatti avanti grandi “isolamenti” ed è scomparsa la molteplicità del sapere: persone che con la schiuma alla bocca contraddicono i loro avversari, per decine di anni non hanno letto talvolta neppure un rigo scritto dai loro avversari: “Io ho altre convinzioni e non voglio leggere sciocchezze”. Proprio così: “Una copeca di munizioni e un rublo d'ambizioni”. Questa estrema unilateralità e riservatezza, questo distacco e intolleranza son apparsi soltanto nell'epoca nostra, cioè prevalentemente negli ultimi venti anni. In molti si nota anche un ardire senza vergogna: Uomini di cultura minima ridono addirittura in faccia a uomini che sanno e capiscono dieci volte più di loro. Il peggio è che quanto più si va avanti, tanto più domina questa “rettilineità”; in modo evidente si perde il senso dell'adattamento, dell'allegoria. In modo evidente si è cessato (a dirla in generale) di capire lo scherzo, l'humour, il che, secondo l'osservazione di un pensatore germanico, è uno dei chiari segni dell'abbassamento intellettuale e morale dell'epoca. Al contrario, sono nati dei balordi cupi, le fronti si sono corrugate e concentrate; e tutto segue la linea diritta, tutto tende a un punto fisso. Voi credete ch'io parli solo dei giovani e dei liberali? Vi assicuro che le mie parole si riferiscono anche ai vecchi e ai conservatori.”



Postato da Dragan Garic in Goofynomics alle 30 maggio 2014 09:43

Germania - Russia zero a uno. Ops! C'è la Cina...

kthrcds ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Le lievi imprecisioni di Repubblica sulla Le Pen":

Mentre Repubblica getta fumo negli occhi su Le Pen, nell'Ue serpeggia una certa confusione mista a panico.

È noto che Merkel è stata tra le più accese sostenitrici della "rivoluzione” ucraina. Nonostante l'espressione mansueta da mucca al pascolo, fino a poco tempo fa Angie si mostrava aggressiva e determinata nell'invocare l'applicazione di sanzioni alla Russia. Salvo poi cambiare atteggiamento quando le è stato fatto capire che un conto è fare la voce grossa per fare bella figura ai summit, e un altro è mandare a ramengo l'economia per compiacere Washington.
Tanto più che le euro-minacce non solo non hanno impensierito Mosca, ma sono state propedeutiche alla firma dell'accordo tra Gazprom e la cinese Cnpc per la fornitura di gas naturale per i prossimi 30 anni, per un valore complessivo di $ 400 miliardi, e alla firma del trattato che sancisce la nascita dell'Unione economica eurasiatica tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan «che entrerà in vigore nel gennaio 2015» e ridurrà le barriere commerciali tra le potenze regionali in un'area che coinvolge oltre 170 milioni di persone.
Insomma, non siamo riusciti a “isolare la Russia”, come invece ha detto ieri Obama ai cadetti di West Point. Semmai, visto che le transazioni tra Russia e Cina avverranno per lo più nelle rispettive monete nazionali, quelli isolati sono rimasti gli Usa.
Comunque Mosca ha ripetutamente fatto sapere che le forniture all'Europa non subiranno alcuna variazione.
Dev'essere per questo che il commissario europeo per l'energia Guenther Oettinger ha dichiarato per la seconda volta in due settimane che “la Commissione Europea non intende imporre restrizioni agli investimenti russi nel settore energetico europeo”, a conferma che la Ue non ha una politica immediatamente decifrabile all'interno dei suoi confini e che al di fuori di essi la sua influenza è pari allo zero, nonostante “l'€ che ci protegge”.

A ulteriore riprova che l'€ è stato ed è una iattura per l'economia del nostro continente dalla Francia giungono segnali funesti. Con un comparto «manifatturiero costantemente in recessione per mesi», la Francia sembra avviarsi sulla strada di quello che Mario Monti definirebbe “un successo dell'€”, ma che i francesi non sembrano intenzionati a percorrere e non si curano certo di ciò che scrive Repubblica.

In tale contesto appare inverosimile la sicumera con cui Renzi ripete che occorre “cambiare verso all'Europa”, sottintendendo di essere all'altezza del compito, ma dando l'impressione che lui per primo non sappia da dove cominciare.

Postato da kthrcds in Goofynomics alle 29 maggio 2014 18:57

(per pigrizia non vi metto i link. Che je devi di' a kthrcds? Mai codice fiscale fu più eloquente. Stasera a cena con Andrea Boltho, una forza della natura. Ve lo presenterò al Goofycompleanno, spero - 8 novembre. Lui dice che adesso Angela ci ripensa. Io gli ho raccontato la favola della rana e dello scorpione. Joe Brada e Brigitte Granville si son fatti due risate. Ma Andrea ha ragione: certo che uscire non sarà una passeggiata. Devo ancora trovare dove l'ho scritto. Brigitte invece mi ha spiegato le quattro strade che si aprono a quell'ellissoide di Hollande. Il suo indice di gradimento è al 18%. Sua moglie gli vuole più bene dei suoi elettori. Ora i casi sono: (1) scioglimento delle camere con elezioni politiche, che porterebbero a una cohabitation, come fu per Mitterand, esautorandolo dalla politica economica e lasciandolo di fatto solo capo delle forze armate; (2) dimissioni (mai successo); (3) rimpasto di governo, con il nuovo governo che giura a condizione che il presidente se ne vada (successo nel 1923, se non ricordo male: il vino era buono); (4) non ricordo. Naturalmente c'è anche (5) far finta di niente. Dopo la lieve manifestazione di dissenso (leggi: sodomizzazione rituale da parte degli elettori) pare che il bonhomme sia andato in TV contro il parere dei suoi consulenti e abbia esordito impaperandosi: "La victoire des forces européennes...". Ovviamente voleva dire il contrario. Io, se avessi un dolore al braccio sinistro, non firmerei per uscire dal pronto soccorso contro il parere del medico. Povero Francois. A noi piace ricordarlo così. Ah, certo, adesso Renzie batte i pugni sul tavolo che non c'è...

Ma perché quando parlo mi capisco solo io?
)

(ah, a quel cazzaro che parlava di non so quale errore nel mio libro: capito come va? L'euro sostituisce il dollaro coi cinesi che pagano il gas russo in yuan!? Ma mi facci il piacere!... Come si fa a essere così intellettualmente pezzenti da non capire che se si parla di sovranità monetaria si sta dicendo anche, nel linguaggio di chi vuol fare il fico, che la fiat money non è backed dall'oro, ma dal plutonio? Capito perché PRIMA ci voleva lo Stato europeo con l'esercito europeo, fresconcellone mio? Capito perché una moneta senza dietro adeguato monopolio della violenza non la caga nessuno? Che poi, fosse una cosa nuova! Non auro, sed ferro recuperanda est patria, cioè non auro, sed plutonio cudenda est moneta. Fanno gli intellettuali, c'hanno er blogghe, questi diversamente italiani, e nemmeno sanno che Furio Camillo non è solo una fermata della metropolitana...)

mercoledì 28 maggio 2014

Le lievi imprecisioni di Repubblica sulla Le Pen

(da FM ricevo via Twitter e pubblico esattamente l'articolo che avrei voluto scrivere ma non ho avuto tempo di scrivere, perché nel frattempo scrivevo questo. L'articolo originale è qui. Vi esorto a considerare il fatto che la fonte francese specifica che Le Pen ha dichiarato di non voler allearsi con Alba Dorata. Repubblica dice esattamente il contrario, dando una notizia fattualmente errata con il preciso scopo di criminalizzare il dissenso verso l'euro sfruttando la dabbenaggine dei suoi lettori - a dire il vero, in via di rapida estinzione, a giudicare dai conti economici del prestigioso quotidiano. Quousque tandem ecc....)






REPUBBLICA, LE PEN E QUEL VENTICELLO..
(post del 27/05/14, ore 23.59)

Prima di dormire, ho fatto un po' di ricerca, facendo un'interessante scoperta, che voglio condividere con voi:
- oggi Repubblica dichiara che la Le Pen avrebbe chiesto, "a 48 ore dal voto.." cito testuale, lo scioglimento del parlamento (vero) e di andare al voto (vero).

E chiesto un referendum per uscire dall'UE (vero anche questo, ma..vedi infra).

Abbiamo detto guarda, finalmente repubblica ammette il rischio di uscita della Francia dall'UE.

Solo che alcuni sovranisti nostrani, confondendo l'euro con l'UE, e la Le Pen con il genuense buffone, sono partiti con la solfa "Anvedi che s'e' subito Grillizzata, prima voleva usci' da subito, mo' vole er referendum! Vedi 'n po', mo' che c'ha 'r potere, fa subbito dietrofonte".

A parte che dall'euro voleva (e vuole) uscire subito, a parte che il refendum sull' UE non lo chiedeva dicendo decidera' il popolo, noi non siamo pro o contro (e presto capirete perche' uso l'imperfetto), la tempistica risultava in effetti molto strana, ed un po' sospetta: ma come, il giorno dopo aver stravinto le europee al grido di "no euro, no ue", chiedi un referendum per cio' che la gente ha gia' votato, gridando un no cosi forte da portarti ad essere, per la prima volta nella storia, il piu' grande partito di Francia?

E infatti la tempistica e' completamente INVENTATA da REPUBBLICA e dal resto della stampa pud€ italiana.

È vero che la Le Pen chiese un referendum sull'UE, ma lo fece OLTRE UN ANNO FA, specificando che se Hollande non glielo avesse concesso, avrebbe trasformato queste europee in un refendum sull'UE. Detto fatto, ed ha stravinto.

Ma vediamo nel dettaglio cosa ha fatto Repubblica, almeno apparentemente: Un suo scribacchino ha digitato su google "Le Pen Le Monde", e poi ha fatto un collage - mischione tra:

A) questo articolo del 02/03/13 http://mobile.lemonde.fr/politique/article/2013/03/02/marine-le-pen-demande-a-hollande-un-referendum-sur-la-sortie-de-l-union-europeenne_1841929_823448.html
in cui Marine dichiarava questo:

"Je demande solennellement au président de la République d'organiser, en janvier 2014, un référendum sur la sortie de la France de l'Union européenne", a-t-elle lancé, samedi 2 mars, à l'issue du Conseil national du parti.

"Nous appellerons à voter pour la sortie sauf si le gouvernement obtient les quatre réformes minimales : retour aux monnaies nationales; la dissolution de l'Espace Schengen; autorisation du patriotisme économique; la primauté du droit national sur le droit européen", a-t-elle ajouté."

minacciando, in caso non le venisse accordato il referendum a gennaio 2014, di fare questo:

"si M. Hollande n'accède pas à sa demande, elle fera des élections européennes de juin 2014, un "référendum pour ou contre l'Union européenne". "Et nous le gagnerons", assure-t-elle. Mme Le Pen ajoute : "l'Union européenne, est comme l'Union soviétique, elle n'est pas réformable".

Minaccia, che, come si e' visto, ha prontamente mantenuto, e uscendone vincitrice nel migliore dei modi (quindi, next step, cari Repubblichini, Eliseo e calcio in culo ad euro ed ue, non Eliseo e referendum, vi siete persi un pezzo e siete indietro, paralizzati dalla paura. Poco importa se vi resta sempre meno tempo per mentire, prima del doveroso processo al quale, se potro' avere voce in capitolo, non vi sottrarrete)

e

B) Questo articolo http://mobile.lemonde.fr/politique/article/2014/05/27/le-fn-en-quete-d-alliances-pour-peser-au-parlement-europeen_4426646_823448.html

che, effettivamente (bonta' loro) e' del 27/05/14, ovverosia di oggi, ove tuttavia, come scritto nel post sottostante, vi e' qualche LIEVISSIMA IMPRECISIONE NELLA TRADUZIONE (dipendente dall'ignoranza dello scribacchino di repubblica, che probabilmente non ha la licenza media, sia chiaro, non da sua malafede, perché altrimenti avrebbe violato deliberatamente una dozzina di articoli del codice deontologico e qualche precetto penale, per buon peso) in cui si legge:

 "La leader di estrema destra non esclude un'alleanza in seno al Parlamento europeo tra i militanti del suo Front National, primo partito in Francia con 24 seggi, e quelli della formazione neonazista greca Alba Dorata. "Mi recherò domani a Bruxelles proprio per andare a incontrare un certo numero di responsabili politici", ha detto a BfmTv, citando tra i partiti che incontrerà lo Jobbik ungherese, il bulgaro Ataka ed "ovviamente Alba Dorata". Escluso invece un incontro con il parlamentare neonazista tedesco Udo Voigt.",
potete trovarlo qui

http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-europee2014/2014/05/27/news/francia_le_pen_pronta_ad_allearmi_con_alba_dorata-87352647/

mentre l'articolo di le monde (da cui pure l'impaginazione e' scopiazzata), che e' questo

http://mobile.lemonde.fr/politique/article/2014/05/27/le-fn-en-quete-d-alliances-pour-peser-au-parlement-europeen_4426646_823448.html

sul punto recitava l'esatto contrario:

"Parmi les infréquentables, la présidente du FN a d'ores et déjà exclu de s'allier avec les partis d'extrême droite grec Aube Dorée, hongrois du Jobbik, et bulgare Ataka. Elle a également écarté l'idée de rencontrer Udo Voigt qui est devenu, à l'issue du scrutin de dimanche, le premier élu néo-nazi allemand à faire son entrée au Parlement européen. « Il y a toute une série de mouvements qui à mon avis sont intéressés à participer à une grande force politique dont le but est encore une fois d'empêcher toute nouvelle avancée de l'Europe fédérale », a-t-elle ajouté."

Davanti a tanta pochezza nell'informazione main stream, quasi giustifico le cazzate elettorali compiute dall'Italiano medio non facebook dipendente. Del resto,

La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar...


FM

(grazie, FM. Scrivimi, che c'è bisogno di persone attente...)

(stimato professionista di Repubblica, nice try! Dai, FM ti ha solo detto scribacchino: poteva dirti mentitore, e non avresti potuto querelarlo, perché hai mentito. Scegli tu: o sei ignorante, o sei in cattiva fede. Due peccati veniali dai quali, sono sicuro, le circostanze presto ti permetteranno di emendarti: gli Stati Uniti d'Europa sono un grande paese, che ti dà sempre una seconda possibilità...).

lunedì 26 maggio 2014

La vita continua...

Dunque: mentre voi, depressi o trionfanti, tutto quello che avete da fare è gestire il risultato elettorale, qui la vita va avanti.

Da giovedì a sabato il convegno INFER 2014 (domani ve ne parlo un po' meglio).

Il 7 giugno alle 17:30, al Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara, presenterò insieme a Marco Ardemagni il libro di Mario Giordano Non vale una lira.

Attenzione: il 13 giugno alle 21 suonerò musica europea nella cappella del liceo Benedetto XV di Grottaferrata (via del Grottino), insieme al maestro Romeo Teodorico Ciuffa (il secondo nome lo metto io, e lo cambio sempre: Teodorico, Evaristo, Giuliano, ecc. Voi potete chiamarlo Romeo e basta, non si offende). Sì, proprio quell'amico che tutte le volte che mi saluta mi ricorda che la vita è così: "oggi ce semo, domani nun ce sei". Se ci saremo tutti e due, suoneremo musica irlandese (anonima), tedesca (Pachelbel, Telemann e Bach), francese (Danican Philidor), inglese (Williams), spagnola (Ortiz) e italiana (Veracini). Se ci sarò solo io, vedremo il da farsi. E voi direte: ma com'è tre autori tedeschi, e per gli altri paesi un solo autore. E io vi dirò: "eh, sapete, abbiamo perso le elezioni, dobbiamo pagare pegno alla German dominance". Finché dura...

Ri-attenzione: il 14 giugno sarò a Piddinia.

Sì, mi avete capito, proprio a Piddin city, sotto le due torri, la Garisenda e la Piddinelli. Il luogo per ora è segreto, ma se volete vedermi tenetevi liberi.

Poi, per fortuna, basta economia!

Il 28 giugno alle 21 suonerò col maestro Criscuolo (il violoncellista neoborbonico) presso la Chiesa della Madonnina in Prato a Varese.

A luglio altri due concerti, uno nelle Marche e uno in Francia, piuttosto impegnativo (ma se l'anno scorso ci hanno sentito e ci hanno richiamato, vuol dire che gli siamo piaciuti, e poi uno dei due concerti di Scarlatti l'ho portato al diploma, quando ancora facevo una vita normale...). Ve ne parlo fra un po', credo sia difficile vedervi sul Plateau des mille étangs, anche se, vi assicuro, il posto merita.

L'Europa è bellissima, per chi se la può permettere. Il problema fondamentale dei piddini è che loro pensano di potersela permettere...

A loro va il nostro commosso pensiero:






(co' sta sedia troppo bassa me paio er povero Petrucciani, che però era parecchio ma parecchio avanti a me. Ogni tanto se ne vanno per primi anche i migliori...)



La vittoria di Pirro del populismo

Scusate, ho poco tempo. Commenti flash:

1) la forza che per prima ha osato levare una voce critica è stata premiata.

2) Purtroppo il mio candidato non ha vinto. Ottima lezione per quelli che "facciamo il partito" o "er gesto eclatante". Ieri le spiagge erano piene di Masaniello gestoeclatantisti.

3) La maggioranza relativa degli italiani ha obbedito alla maggioranza assoluta dei media, che l'ha tartassata di messaggi populisti (sovranità uguale frontiere uguale guerra uguale morti annegati nei barconi) e terroristi (i risparmiucci che si liquefanno). Né il 100% dei media né il 40% del 60% degli italiani possono fermare il vento con le mani.

4) La maggiore insidia per la democrazia di questo paese, la vittoria del pinochettiano Casaleggio, che si è accreditato come brand leader della critica all'Europa pur essendo favorevole all'euro e al modello sociale tedesco, è stata sventata. Come ampiamente anticipato in questo blog, la pesca a strascico funziona la prima volta: la seconda no. Se giochi alla Democrazia Cristiana, vince chi è più democristiano di te: Matteo Lauro, che prima delle elezioni ti regala la scarpa destra degli 80 euro, e dopo ti sfilerà la sinistra con una manovra che se va bene sarà da 5 miliardi.

5) Berlusconi ha preso una sonora scoppola. Mi dispiace per l'uomo, che ultimamente ne ha prese tante, ma so che se l'aspettava. Ora la palla sta a lui: se vuole lasciare che il 100% dell'informazione veicoli messaggi funzionali a interessi esteri, capiremo la sua stanchezza e ce lo dimenticheremo (scomparirà). Se vuole prendere esempio dalla umile Lega, allora quello che tanto deve succedere, succederà prima.

6) Quanto a voi, ora avete potuto misurare con i vostri occhi quello che io vedevo da un'altra, più concreta, prospettiva: siamo ancora pochi e non ha comunque senso puntare su una quantità che non c'è (perché si pone problemi fasulli di appartenenza, perché va al mare, ecc.). Io, poi, sono serenissimo. In ogni caso ho un futuro come sondaggista. La mia previsione (una delle tante) del 23 agosto 2011 si è realizzata, e anche quella del 25 aprile scorso somiglia abbastanza a quanto è successo, no? Ve la incollo qua sotto, e state sereni. Sapevamo tutti che non era finita qui, ma per ERF e TTIP con la Le Pen la strada si fa impervia, e questo è un risultato. Come quella di Casaleggio, anche quella di Renzi è una vittoria di Pirro, re del tapiro (o era l'Epiro?). Il populismo ha le gambe corte.



P.s. delle 21:10: #DAR (daje a ride). Che non fosse una cima, del resto, ce n'eravamo accorti! Non vogliono proprio capire. Tanta è l'ansia di voler contare qualcosa, che chi ti offre l'illusione di farlo diventa il tuo duce. Questa è stata la genialità (e la slealtà, va da sé) di Casaleggio, in questo modo ha fidelizzato i suoi clientes. È anche e soprattutto per questo che fin dall'inizio ho cercato di far capire con le buone (se bastavano) o con le cattive che qui non c'è partito, non c'è potere, e quindi non c'è tradimento né menzogna. Molti, appresolo, se ne sono andati: temevano di non poter fare abbastanza per cambiare il mondo. Il risultato è stato che hanno comunque fatto meno di noi.

Non sono sempre i migliori che se ne vanno. Ad esempio, Rosanna da qui se n'è andata, è andata a farsi prendere per le terga altrove (stanata dalla perfidia di un certo blogger). Ma il problema ormai non sono più loro. È già successo, è già successo tutto. Di conseguenza sappiamo anche come andrà a finire. Lo so che è duro aspettare mentre il tuo prossimo (non simile, prossimo) crepa (o magari crepi tu). Chi ha un metodo migliore da proporre può ovviamente farlo. Mi sembra che la giornata odierna non possa che confermarmi nella mia avversione verso il "facciamoilpartitismo", verso il "gestoeclatantismo", verso il "movimentodalbassismo". L'unica cosa nuova successa in Italia in questi ultimi tre anni siamo noi. Siamo pochi? Vi ho mai detto che Natura sia madre? Ho sempre detto che è matrignissima.

Dice: "in democrazia ci vogliono i numeri!". Bene, infatti li aspetto, i numeri della manovra. Il Pil, non dimentichiamolo, nel trimestre scorso era in calo. E sta succedendo esattamente quello che Krugman aveva descritto così bene nel 1997, ricordate? "Europe will turn Japanese: it will slip inexorably into deflation, and by the time the central bankers finally decide to loosen up it will be too late". In democrazia non ci vogliono i numeri: in democrazia, come in tutte le cose, ci vuole pazienza e tenacia. 





domenica 25 maggio 2014

Fatto...

All'uscita dal seggio incontro i soci Rossi di Vermandois. Si chiacchiera. L'occhio di Paolo cade su un santino elettorale appoggiato sullo stipite della porta. Gasbarra. La correttezza dei piddini. Allungo lo sguardo. Dall'altra parte ce n'è un altro. Il manager delega: "Paolo?" Lui esegue: chiama il maresciallo dei carabinieri che li rimuove. Io commento: "Ragazzi che si divertono". Il maresciallo annuisce. E non è tutto! Rockapasso ci aveva trovato un santino di P(h)iga...

Il santino di Gasbarra, mi avrà scusato il sottufficiale, non lo tocco nemmeno con le pinze. E soprattutto, piddinume vario (dal Pdl ad Antonio La Trippas) ricordate: un giorno avrete bisogno della misericordia dell'Altissimo. Ma poco prima della nostra.

Rispettate le regole, porci fottuti!

venerdì 23 maggio 2014

Il nazionalismo (riflessioni sull'Italia)

(... ma oggi c'è la Cina...)




“Ma vedi là un'anima che, posta
sola soletta, inverso noi riguarda:
quella ne 'nsegnerà la via più tosta".

Venimmo a lei: o anima lombarda,
come ti stavi altera e disdegnosa
e nel mover de li occhi onesta e tarda!

Ella non ci dicea alcuna cosa,
ma lasciavane gir, solo sguardando
a guisa di leon quando si posa.

Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispuose al suo dimando,

ma di nostro paese e de la vita
ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava
"Mantua...", e l'ombra, tutta in sé romita,

surse ver' lui del loco ove pria stava,
dicendo: "O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!"; e l'un l'altro abbracciava.

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Quell'anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;

e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.


(Virgilio e Sordello, i primi nazionalisti. Non a caso erano lombardi. Ecco perché Salvini è critico verso l'euro. Tout se tient. D'altra parte anche Sordello prima di sapere che Virgilio è lumbard sta un po' sulle sue, lo noterete... Ma c'è veramente tanto di sbagliato nel riconoscersi nel "dolce suon della sua terra"? Meglio la democrazia degli tsiprioti, quella dove le supercazzole elettorali vengono profferite in una lingua che né chi parla né chi ascolta capisce, e le decisioni vengono prese nel megacompound di Bruxelles, ben lontano da chi le subisce? Non lo so, veramente non capisco. Io, da fiorentino, sono per definizione finocchio (questo dicono di noi i pisani), spocchioso e super partes. Con il che certifico che metà dell'umanità non mi interessa, l'altra metà non mi attira, e la politica la lascio agli esseri sub partes. D'altra parte, per commuovermi come Sordello dovrei incontrare un altro essere vivente che parli italiano. Quando mi accadrà ve lo farò sapere...)

giovedì 22 maggio 2014

La carità dei piddini (riflessioni sull'Europa)



(Paola und Safiria gewidmet)

Françoise, n’étant plus aidée, était en retard. Quand je fus en bas, elle était en train, dans l’arrière-cuisine qui donnait sur la basse-cour, de tuer un poulet qui, par sa résistance désespérée et bien naturelle, mais accompagnée par Françoise hors d’elle, tandis qu’elle cherchait à lui fendre le cou sous l’oreille, des cris de « sale bête ! sale bête ! », mettait la sainte douceur et l’onction de notre servante un peu moins en lumière qu’il n’eût fait, au dîner du lendemain, par sa peau brodée d’or comme une chasuble et son jus précieux égoutté d’un ciboire. Quand il fut mort, Françoise recueillit le sang qui coulait sans noyer sa rancune, eut encore un sursaut de colère, et regardant le cadavre de son ennemi, dit une dernière fois : « Sale bête ! » Je remontai tout tremblant ; j’aurais voulu qu’on mît Françoise tout de suite à la porte. Mais qui m’eût fait des boules aussi chaudes, du café aussi parfumé, et même… ces poulets ?… Et en réalité, ce lâche calcul, tout le monde avait eu à le faire comme moi. Car ma tante Léonie savait — ce que j’ignorais encore — que Françoise qui, pour sa fille, pour ses neveux, aurait donné sa vie sans une plainte, était pour d’autres êtres d’une dureté singulière. Malgré cela ma tante l’avait gardée, car si elle connaissait sa cruauté, elle appréciait son service. Je m’aperçus peu à peu que la douceur, la componction, les vertus de Françoise cachaient des tragédies d’arrière-cuisine, comme l’histoire découvre que le règne des Rois et des Reines qui sont représentés les mains jointes dans les vitraux des églises, furent marqués d’incidents sanglants. Je me rendis compte que, en dehors de ceux de sa parenté, les humains excitaient d’autant plus sa pitié par leurs malheurs, qu’ils vivaient plus éloignés d’elle. Les torrents de larmes qu’elle versait en lisant le journal sur les infortunes des inconnus se tarissaient vite si elle pouvait se représenter la personne qui en était l’objet d’une façon un peu précise. Une de ces nuits qui suivirent l’accouchement de la fille de cuisine, celle-ci fut prise d’atroces coliques : maman l’entendit se plaindre, se leva et réveilla Françoise qui, insensible, déclara que tous ces cris étaient une comédie, qu’elle voulait « faire la maîtresse ». Le médecin, qui craignait ces crises, avait mis un signet, dans un livre de médecine que nous avions, à la page où elles sont décrites et où il nous avait dit de nous reporter pour trouver l’indication des premiers soins à donner. Ma mère envoya Françoise chercher le livre en lui recommandant de ne pas laisser tomber le signet. Au bout d’une heure Françoise n’était pas revenue ; ma mère indignée crut qu’elle s’était recouchée et me dit d’aller voir moi-même dans la bibliothèque. J’y trouvai Françoise qui, ayant voulu regarder ce que le signet marquait, lisait la description clinique de la crise et poussait des sanglots maintenant qu’il s’agissait d’une malade-type qu’elle ne connaissait pas. À chaque symptôme douloureux mentionné par l’auteur du traité, elle s’écriait : « Hé là ! Sainte Vierge, est-il possible que le bon Dieu veuille faire souffrir ainsi une malheureuse créature humaine ? Hé ! la pauvre ! »

Mais dès que je l’eus appelée et qu’elle fut revenue près du lit de la Charité de Giotto, ses larmes cessèrent aussitôt de couler ; elle ne put reconnaître ni cette agréable sensation de pitié et d’attendrissement qu’elle connaissait bien et que la lecture des journaux lui avait souvent donnée, ni aucun plaisir de même famille ; dans l’ennui et dans l’irritation de s’être levée au milieu de la nuit pour la fille de cuisine, et à la vue des mêmes souffrances dont la description l’avait fait pleurer, elle n’eut plus que des ronchonnements de mauvaise humeur, même d’affreux sarcasmes, disant, quand elle crut que nous étions partis et ne pouvions plus l’entendre : « Elle n’avait qu’à ne pas faire ce qu’il faut pour ça ! ça lui a fait plaisir ! qu’elle ne fasse pas de manières maintenant ! Faut-il tout de même qu’un garçon ait été abandonné du bon Dieu pour aller avec ça. Ah ! c’est bien comme on disait dans le patois de ma pauvre mère :

« Qui du cul d’un chien s’amourose
Il lui paraît une rose. »



(...mi è tornata in mente questa pagina attraverso un percorso mentale un po' tortuoso. No, non ho messo incinta la cameriera: ho semplicemente decapitato un pollo, ma non è stato pollicidio, come direbbe la Boldrini, bensì vilipendio di cadavere. Ero a casa di mia suocera, incidentalmente, privo della mannaia della mia bisnonna, Teresa Fioravanti, macellaia, che ricordo seduta nella sua poltrona, cieca, ma con la mente lucida come uno specchio, quella che se gli chiedevi: "Nonna, in che giorno cade la Pasqua nel 2012?" te lo diceva al volo, e nessuno capiva quale fosse l'algoritmo - se ne è persa la memoria, come per i canoni mensurali - anche se questa informazione, come dire, non rischiava di esserle utile, atteso che la morte la colse a 99 anni prima che nascesse er Palla... Una bella mannaia professionale che i Bagnai si tramandano di primogenito in primogenito da un secolo e mezzo giù per su. Capirai! Quella che con la mannaia della val d'Arbia sarebbe stata un'operazione rapida e indolore - nel senso che il peggio era già stato fatto - con un coltello pariolino ha preso minuti preziosi. Anche da morto il pollo, se da vivo è stato un pollo, oppone resistenza. La sestessitudine, questa qualità che pochi uomini e pochissimi polli possono permettersi, fatalmente crea problemi. Se sei stato allevato in batteria, per chi deve squartarti è tutto più semplice. E va anche detto, d'altro canto, che per colorare in rosso l'Arbia coi coltelli di mia suocera ci sarebbe voluto un secolo e mezzo... E così, anche a me è partito il "sale bête !" di prammatica. Poi mi sono guardato, non allo specchio, cosa che notoriamente adoro, ma dentro, und ich habe in Françoise mein Bild erkennt, come quel viaggiatore in quel fiume ghiacciato...

E allora ho riflettuto su tante cose.

Intanto, sugli tsiprioti, gli inutili intelligenti, come li chiama Massimo Rocca. Oh, quanto sarebbero a proprio agio, loro, in questa amena selva di rimandi, o per lo meno con quanta dignità farebbero finta di essere a proprio agio, nella loro patetica pretesa di essere dei miei simili. Du gleichst dem Geist, den du begreifst, nicht mir! Il viaggiatore in movimento pare l'abbia scritta proprio per loro, questa frase, per gli inutili intelligenti, per quelli che hanno letto Proust come sui pascoli un vitello legge un Wegweiser. Perché se l'avessero letto come l'ho letto io, Proust, come un uomo legge l'opera di un uomo, come potrebbero non riconoscersi nell'immagine di Françoise, che leggendo sul bugiardino i sintomi che la medicina dovrebbe alleviare si commuove fino alle lacrime, dimenticandosi così di recare il farmaco alla cameriera, che poche stanze più in là, in preda a quegli stessi sintomi, ne avrebbe tanto bisogno? L'unica differenza è che il bugiardino è un bugiardone: Repubblica, o, se capita, il Corriere. Ma rimane la profonda, sterminata, feroce verità di Proust. Quanto fa presto, il giovane narratore, ad indignarsi, ma anche a capire che la sua indignazione nasce e muore nel momento in cui trarne le conseguenze sconvolgerebbe le sue abitudini più futili, lederebbe i suoi bisogni più estemporanei. E quanto è facile commuoversi con le terga al sicuro, distogliendo sempre e comunque lo sguardo dal prossimo nostro. Quanto è facile commuoversi per i greci, se e quando il bugiardone, per qualche imperscrutabile motivo, lascia filtrare qualche notizia, continuando a ignorare, tetragoni come un macigno, il dolore, la disperazione dell'imprenditore che si passa la corda intorno al collo - tanto è un nemico di classe - o dell'operaio che segue la stessa strada - tanto la colpa è del nemico di classe! La vera colpa dell'imprenditore e dell'operaio è quella di vivere a pochi metri da voi, e voi questo non potete perdonarglielo. E la vostra indignazione contro il "finanzcapitalismo" (ma vaffanculo! Vaffanculo! Sciatti creatori di sciatti neologismi!) nasce e muore nel momento in cui, per difetto di intelligenza o di cultura, temete che l'unico gesto in grado di spezzarne le logiche lederebbe i vostri dirittucci acquisitucci, la vostra penZioncina, i vostri risparmiucci. Muoiano tutti, purché l'inflazzzzzione non eroda i miei risparmiucci... Che poi, come chi ha studiato sa, non sarebbero nemmeno erosi...

Oh, quanto dovrei essere umano per non disprezzarvi, inutili intelligenti per i quali leggere Proust è stato un obbligo vacuo, un rito da compiere per sentirsi accreditati socialmente, una fastidiosa incombenza, come il fare l'esame che ti serve per alzarti la media o per avere il giusto numero di crediti, e che quindi studi per dimenticare, e non, come per molti che sono qui con me, che veramente sono con me, un'esperienza che ti segna, l'esporsi a una indicibile violenza, la violenza della verità, la verità dell'arte, che uccide il nostro io e ci lascia nudi di fronte al dubbio.E voi dubbi non ne avete: il popolo è populista, e tanto basta per prestargli meno attenzione di quanta Marie Antoinette ebbe a prestargliene, abbozzando almeno una soluzione, per quanto paradossale: mangiare brioches. Dovrei essere veramente molto umano per non disprezzarvi. Questo blog mi ha fatto capire quanto amavo i miei prossimi (non simili: prossimi), e anche i miei remoti, ma mi ha fatto anche capire che non posso darmi obiettivi che eccedano i miei limiti. Posso cambiare questo paese, un po' l'ho già fatto - il lessico stesso del recente dibattito sull'euro è nato in questo blog - ma non posso, non potrò mai, non disprezzare chi ha letto Proust restando quello di prima...

E poi ho riflettuto sul dottor Piller, che questa mattina ho avuto la ventura di incontrare a TgCom24. Der arme, was für eine schlechte Überraschung! Ma che il meraviglioso mondo del "dico il cazzo che mi pare perché qui comando io" prima o poi dovesse giungere a un termine era nella logica delle cose, e lui, se ha studiato i suoi classici, avrebbe dovuto saperlo: alles was entsteht ist werth daß es zu Grunde geht. Niente è per sempre. Senza malizia alcuna, come noterete, invece di Faust ho preferito citargli Esopo (che poi sarebbe uno pseudo-Esopo, ma non entriamo in dettagli): come dire, richiamarlo alle radici Piigs della nostra cultura. Ma non v'era malizia alcuna nel mio gesto, come non ve n'era nel mio ricordare un principio metodologico nel quale credo: ognuno è portatore di un pezzo di verità. L'Europa dovrà essere ricostruita anche insieme al dottor Piller. Fatevene una ragione. Ma la mia riflessione era un'altra. Quando la molla della violenza, che l'egoismo dell'establishment tedesco e l'ipocrisia degli inutili intelligenti stanno caricando oltre i limiti storicamente sperimentati, rilascerà tutta la sua energia, chi ne subira gli effetti non sarà il colpevole, o i colpevoli, ma saranno tante piccole "sale bête", tanti polli di Françoise e questo per tanti motivi, incluso il fatto che nel mondo del capitale anonimo alla fine il colpevole non si sa nemmeno dove andarlo a cercare, e giocoforza sarà, per i facinorosi, prendersela con i suoi alfieri e i suoi rappresentanti senza potere. Nella violenza non ci può essere giustizia, del resto. E questo noi lo sappiamo, e per questo motivi ci distanziamo da chi ha voluto usare la violenza della crisi come metodo di governo. Oh, a scanso di equivoci ribadisco che fra questi ultimi non rientra certo il prof. Castaldi. Spero, per restare in tema proustiano, che abbiate apprezzato la chiusa della mia controreplica, e vorrei tanto che ad almeno uno di voi essa abbia fatto tornare in mente quest'altra pagina immortale. Damoiseau de Montargis è un po' meglio di visiting fellow al CGR, ma questo passa casa e chi si accontenta gode.

Ed ora vi lascio, devo officiare il pio rito del "babbo fa l'arrosto", una messa alta nella liturgia dei Bagnai. Hoc facite in meam commemorationem. Chissà se un giorno "er Palla" arrostirà anche lui qualcosa per i suoi pulcini. E chissà se la mannaia sopravviverà ai traslochi. La memoria. Anche la Grande Guerra è arrivata in val d'Arbia. Mia nonna se la ricordava così: due figure nere emergono dalla nebbia, sono due carabinieri a cavallo. Tutto il paese, Lucignano, restava col fiato sospeso, mentre i due, al passo, cercavano fra le case la loro casa, quella dove dovevano recare il messaggio. Ognuno sperava non fosse la propria, perché tutti avevano qualcuno al fronte. Ma a qualcuno doveva toccare, altrimenti non sarebbero venuti fino a lì, e in due. Poi il dubbio si risolveva, e da una delle povere case si levava un grido di disperazione, di negazione, o un pianto rassegnato.

E così sapete anche perché quando vedete i Carabinieri vi corre un brivido per la schiena anche se avete la cintura allacciata.

Il loro non è mai stato un lavoro facile. Ma qualcuno doveva pur farlo. Esattamente come questo blog qualcuno doveva pur scriverlo. Vi auguro, mi auguro, di poter raccontare qualcosa ai vostri nipoti...) 




 (ah, quello di voi che mi ha regalato un Amarone Masi del 1999 sappia che sto per berlo con l'adorabile matriarca. Sto cercando di farla uscire dal tunnel del Tavernello...)


(piuttosto, a proposito di Europa, mi corre l'obbligo di annunciarvi che giovedì 13 giugno alle 21 suonerò a Grottaferrata. Sarà un concerto europeo, dove spero di convincervi del fatto che lo swing non è appannaggio di musicisti dal colore della pelle diverso dal nostro, ma partecipano di esso anche dei fiorentini, purché sufficientemente psicotici. E io modestamente lo nacqui. Almeno non ho dato ai miei genitori il dolore di essere pisano...) 

mercoledì 21 maggio 2014

Un external compact per rilanciare l'Europa



Il fallimento dell’Eurozona è nei numeri. L’ultima edizione del World Economic Outlook certifica che l’Eurozona è l’unica macroarea dell’economia globale a non essersi ripresa dallo shock Lehman del settembre 2008, e i tempi di recupero si presume siano di diversi anni. Questo se per recupero intendiamo il ritorno al livello di reddito pro capite precedente alla crisi. Se invece per recupero intendiamo il ritorno sul precedente trend di crescita, allora, in tutta evidenza, occorreranno diversi decenni: nel 2018 il gap rispetto alla tendenza pre-crisi apertosi con lo shock del 2008-2009 sarà ancora ben lungi dall’essere colmato. Tutto questo, beninteso, nelle previsioni spesso rosee degli analisti del Fondo Monetario Internazionale.

Il messaggio populista che i governi europei hanno diffuso ai propri elettori, quello secondo il quale l’origine della crisi sarebbe da attribuire all’insostenibilità dei debiti pubblici, cioè al comportamento inappropriato o corrotto dei governi precedenti, per cui, in definitiva, responsabili della crisi sarebbero gli elettori stessi (che quei governi avevano in qualche modo concorso ad insediare), si sgretola di fronte all’evidenza dei fatti. Non è ormai più possibile nascondere che l’esplosione dei debiti pubblici è posteriore allo scoppio della crisi, e quindi non può esserne causa, ma ne è...






















































(e il resto? Qui)